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Pesaro MontecchioAugust
Pesaro MontecchioAugust
A partire dal 2012 l’Istat ha ulteriormente ampliato l’informazione congiunturale sul settore delle costruzioni. Si aggiungono, infatti, all’indicatore di produzione delle costruzioni, già diffuso a cadenza mensile a partire da gennaio 2011, le stime trimestrali degli indicatori sui permessi di costruire, per lungo tempo monitorati al fi ne di valutarne l’affi dabilità. Le serie trimestrali del numero di abitazioni, delle relative superfi ci utili e della superficie dell’edilizia non residenziale sono ora disponibili dal primo trimestre del 2000 al quarto trimestre del 2011. Completano il quadro informativo le statistiche strutturali sui permessi di costruire che offrono un ampio e articolato patrimonio informativo sulle caratteristiche dei fabbricati residenziali, su quelli non residenziali e sulle abitazioni.
L’indicatore della produzione delle costruzioni, previsto dal regolamento del Consiglio europeo n. 1165/98 sulle statistiche congiunturali, è calcolato con una metodologia di tipo indiretto: l’andamento dell’output viene stimato a partire da misure dell’evoluzione degli input produttivi (le ore lavorate, gli input intermedi e il capitale fi sico), sulla base della funzione di produzione del settore.
La stima della relazione che intercorre tra la dinamica dell’output e quella degli input del processo produttivo è effettuata a partire dai dati elementari di impresa riferiti al 2005. La politica di diffusione prevede che con la pubblicazione del dato relativo al mese di riferimento venga operata la revisione di quello riguardante il mese precedente. In particolare i dati della Figura 15.1, riportati nella Tavola 15.1, sono stati diffusi con il comunicato stampa del 20 febbraio 2012.
Nel 2011 l’indice di produzione ha registrato ancora una variazione negativa rispetto all’anno precedente. In particolare, l’indice di produzione delle costruzioni, corretto per i giorni lavorativi, ha registrato una riduzione pari al -2,9 per cento. Tale variazione negativa tuttavia è più contenuta rispetto a quella riscontrata nel 2010 (-3,6 per cento). L’indice di produzione destagionalizzato, dopo aver registrato una variazione negativa dell’1,9 per cento per il quarto trimestre 2010, ha segnato una variazione positiva per il primo trimestre dell’anno 2011 (1,4 per cento). Le variazioni dei successivi trimestri del 2011 sono risultate sempre negative (rispettivamente -2,2 per cento, -1,3 per cento e -2,3 per cento).
La metodologia adottata per il rilascio dei dati trimestrali dei permessi di costruire rappresenta un classico esempio di applicazione di tecniche di benchmarking1 attraverso le quali, per lo stesso fenomeno, si garantisce la coerenza tra due diverse fonti disponibili. In questo caso, le due fonti sono le stime trimestrali provenienti dalla rilevazione rapida dei permessi di costruire, che si avvale di un campione di Comuni e di uno stimatore per l’espansione all’universo dei dati congiunturali relativi al set di variabili e la rilevazione strutturale sui permessi di costruire che è totalitaria e coinvolge l’universo dei Comuni a cui afferiscono tutti i titoli abilitativi a costruire relativi ai nuovi fabbricati e agli ampliamenti di quelli preesistenti. Il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali cresce da 44.167 unità, del primo trimestre 2000, fi no ad un massimo di 75.081 abitazioni che si raggiunge nel IV trimestre 2004 (Figura 15.2). Dal 2006 i valori decrescono accentuando questa tendenza dal I trimestre 2008, stabilizzandosi su livelli intorno alle 30.000 abitazioni per trimestre a partire dal III trimestre 2009 fino al terzo trimestre 2011, mentre il quarto trimestre presenta un forte ridimensionamento del fenomeno scendendo a 23.681 abitazioni.
La dinamica per la superfi cie utile abitabile delle abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali (Figura 15.3) è simile a quella registrata per le relative abitazioni: cresce dal 2000 fi no a tutto il 2005, il massimo si ha nel IV trimestre 2004 con 5.554.418 metri quadri, dal 2006 inizia un’inversione di tendenza che porta il fenomeno ai 2.009.262 metri quadri del I trimestre 2010. In lieve ripresa il livello dei tre trimestri successivi che, nel quarto 2010, raggiunge i 2.587.789 metri quadri. Nel 2011 i dati si stabilizzano intorno ai 2.300.000 metri quadri per poi subire un forte ridimensionamento nel quarto trimestre che scende a 1.836.604 metri quadri.
La superficie dei fabbricati non residenziali (Figura 15.4) presenta incrementi consistenti dal 2000 al 2002, toccando il picco massimo nel II trimestre 2002 con 9.632.372 metri quadri. Dal 2003, con l’eccezione di una lieve ripresa nel 2004, la serie decresce fi no a tutto il 2010. Il valore minimo in assoluto viene raggiunto nel I trimestre 2011 con 3.037.812 metri quadri che è seguito dal risultato del quarto trimestre 2011 con 3.116.904 metri quadri.
Permessi di costruire
La rilevazione dei permessi di costruire ha cadenza mensile e copertura totale e raccoglie informazioni sui progetti di fabbricati nuovi, residenziali e non residenziali, o di ampliamenti di fabbricati preesistenti, per i quali sia stato ritirato regolare “permesso di costruire” presso gli uffi ci comunali di competenza. Le trasformazioni e le ristrutturazioni di fabbricati già esistenti, che non comportano variazioni di volumi degli stessi, non rientrano nel campo di rilevazione. L’unità di analisi è costituita dalla singola opera, rappresentata da un intero fabbricato nuovo, anche se demolito e interamente ricostruito, o dall’ampliamento di un fabbricato preesistente.
Poiché non tutte le amministrazioni comunali collaborano alla rilevazione, le informazioni raccolte sono sottoposte a una procedura di integrazione delle mancate risposte che rende possibile la costruzione di stime riferite all’universo teorico dei rispondenti.
Nel 2009 il 18,8 per cento dei Comuni ha collaborato parzialmente alla rilevazione, il 50,6 per cento ha collaborato per tutti e 12 i mesi e il 30,6 per cento non ha mai risposto. Il fenomeno della mancata risposta si differenzia, oltre che per il numero di mesi di collaborazione, anche per la dimensione demografi ca e per la posizione geografi ca dei comuni non rispondenti. Riguardo alla dimensione demografi ca, i comuni italiani possono essere suddivisi in due sottoinsiemi:
(a) 7.940 comuni non capoluogo con meno di 50 mila abitanti che, in termini di popolazione, corrispondono a 36,7 milioni di abitanti, pari al 63,6 per cento del totale nazionale; nel 2009, i comuni appartenenti a tale tipologia che hanno collaborato per 12 mesi sono stati il 49,9 per cento, quelli che hanno risposto parzialmente il 18,9 per cento, mentre quelli che non hanno risposto mai, il 31,1 per cento.
(b) 160 comuni capoluogo di provincia e non capoluogo con più di 50 mila abitanti, che comprendono una popolazione di circa 21 milioni di abitanti (36,4 per cento del totale Italia); nel 2009, l’85,0 per cento di essi ha collaborato per 12 mesi, il 9,4 per cento parzialmente e il 5,6 per cento mai.
La metodologia di imputazione dei dati mancanti è distinta per i due sottoinsiemi di comuni sopra defi niti. Il metodo utilizzato per i comuni del primo sottoinsieme tiene conto dell’importanza che essi assumono in termini di peso nella rilevazione e della loro elevata collaborazione complessiva. L’integrazione dei dati mensili si basa su un’analisi puntuale delle informazioni elementari, che conduce a individuare l’insieme di record da utilizzare per l’imputazione delle mancate risposte. In sintesi, i dati mensili mancanti sono imputati sulla base di quelli forniti dal medesimo comune per i mesi contigui o, in caso di ulteriori mancate risposte, nel medesimo mese di anni contigui. Nel caso dei comuni non capoluogo con popolazione inferiore a 50 mila abitanti, il metodo di integrazione dei dati mancanti è quello di imputazione mediante donatore che consente di imputare i dati a livello di comune e, allo stesso tempo, non porta a distorsioni significative nella distribuzione del fenomeno.
Edilizia Residenziale
Nel 2009 sono stati ritirati permessi di costruire per 31.798 nuovi fabbricati destinati ad uso prevalentemente abitativo (Tavola 15.3), con una riduzione del 22,5 per cento rispetto all’anno precedente (41.020 unità).
Il volume complessivo dei nuovi fabbricati e degli ampliamenti registra un calo a livello nazionale del 22,7 per cento rispetto all’anno precedente che già presentava una contrazione del 20,6 per cento (Prospetto 15.1). Le diminuzioni sono forti in tutte le ripartizioni geografiche, con il Nord che presenta un -21,7 per cento, il Centro -23,3 per cento e il Mezzogiorno -24,1 per cento.
Nel 2009 continua la riduzione della dimensione media dei nuovi fabbricati . Il numero medio di abitazioni per fabbricato che nel 2008 era 4,7 diviene 4,5 nel 2009. Il volume medio passa da 2.051 metri cubi nel 2008 a 2.018 metri cubi del 2009. La superficie media dei fabbricati scende da 640 metri quadri nel 2008 a 625 metri quadri del 2009.
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